AQUILE IN BRONZO DORATO DEL CIBORIO DELL’ABBAZIA DI SAN MINIATO AL MONTE, FIRENZE

AQUILE IN BRONZO DORATO DEL CIBORIO DELL’ABBAZIA DI SAN MINIATO AL MONTE, FIRENZE

L'OPERA

Le due aquile bronzee che stringono tra gli artigli il torsello di panni, rappresentano lo stemma dell’Arte di Calimala. Furono commissionate a Maso di Bartolomeo nel 1448 da Piero di Cosimo de Medici perché venissero collocate sopra la volta dell’edicola della cappella del Crocifisso, una verso l’abside ed una verso la controfacciata, dove si trovano tutt’ora.

LE PROBLEMATICHE DEL RESTAURO

Grazie alla loro collocazione al chiuso e a mancati precedenti restauri, rappresentano queste due opere un raro esempio della bronzistica quattorcentesca ancora parzialmente “policroma”. Le aquile conservano quasi per intero il sottile rivestimento a foglia oro zecchino, le lingue tinte di rosso, gli occhi e gli artigli dipinti in nero e le zampe in blu di azzurrite, oltre che tracce di argentatura sul torsello. All’inizio dell’intervento, le due opere erano ricoperte da uno spesso strato di polvere, in buona parte inglobata in una o due stesure di cera, applicata nel tempo durante piccole manutenzioni con l’intento di ravvivarne l’aspetto e la lucentezza. La cera e la polvere avevano formato uno spesso e duro strato di deposito che, attivato dall’umidità, si è concrezionato al bronzo, corrodendolo sino a perdere parte della doratura. Corrosioni, anche importanti, erano presenti tra le dita delle zampe, tra le stesse e sul torsello sotto la coda.

IL LASER

La pulitura della doratura, è stata interamente condotta mediante l’ablazione laser, impiegando una sorgente Nd:Yag con impulso Long Q-switched, diversificando l’energia necessaria alle diverse peculiarità superficiali. Le zampe e gli artigli sono stati trattati con soluzioni acquose addensate con gel rigidi di Agar, alternando lavaggi con solventi blandi. Per il torsello, si è reso necessario intervenire sia con laser che con gel Agar, per poi terminare con una delicata pulitura meccanica a bisturi.

Committenza: MIBACT, intervento finanziato da Friends of Florence

Restauratore: Nicola Salvioli